Tra coccodrilli volanti e scimpanzé fruttati, i brainrot italiani stanno conquistando TikTok a colpi di nonsense visivo e sonoro. Ma cosa si nasconde dietro questi contenuti apparentemente assurdi? Una riflessione ironica sul nostro modo di consumare i social.
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Che cosa sono i brainrot e da dove nascono?
Il termine brainrot significa letteralmente “marciume cerebrale” e viene usato per indicare contenuti che sembrano causare un deterioramento mentale a causa della loro assurdità, ripetitività o banalità. Nati inizialmente come meme surreali o loop ipnotici su TikTok, i brainrot sono diventati veri e propri fenomeni virali, spesso condivisi da giovanissimi (Gen Z e Alpha) alla ricerca di contenuti “trash” che sfidano la logica.
La definizione si è talmente radicata che perfino l’Oxford Dictionary ha registrato un aumento del 230% nell’uso del termine nell’ultimo anno. È l’effetto di contenuti che mescolano immagini disturbanti, ritmi ossessivi e montaggi volutamente scadenti, spesso realizzati con app come CapCut. Qui non conta il senso, conta l’impatto immediato sul cervello.
Trallalero Trallalà, Bombardiro Crocodilo e il caso italiano
Tra i brainrot più famosi in Italia troviamo Trallalero Trallalà e Bombardiro Crocodilo, nati dall’unione di filastrocche grottesche (a volte con bestemmie o nonsense) e animali generati con l’intelligenza artificiale. Questi video spesso vedono protagonisti coccodrilli con le ali, squali con le Nike o giraffe dentro un’anguria, che recitano in modo robotico e inquietante.
Secondo Wired, tutto è partito da un giocattolo per bambini che registrava suoni esterni: l’audio è stato riconvertito in contenuto virale da un creator, innescando una valanga di imitazioni. Il vero salto di qualità è però avvenuto con l’arrivo dell’IA: ora è facilissimo creare creature assurde e montarle con audio nonsense.
La viralità di questi video si regge su un mix di elementi: rima baciata, ritmo incalzante, surrealismo visivo e uno shock culturale che porta l’utente a guardarli più e più volte. In molti casi, si tratta di un vero e proprio cortocircuito mentale.
Come i brainrot stanno cambiando TikTok e Instagram
I brainrot hanno reso evidente un trend già in atto: il successo virale dei contenuti disimpegnati.
Mentre un tempo la viralità si basava su comicità o creatività, oggi è l’assurdo, il nonsense visivo, a dettare legge. Su TikTok, milioni di visualizzazioni vengono registrate ogni giorno da video che durano pochi secondi, ma che ti restano in testa come un jingle maledetto.
Instagram, seppur più estetico, sta lentamente assorbendo il trend attraverso i Reels, mentre i creator internazionali iniziano a esportare i brainrot italiani. Il tedesco @tjantv, ad esempio, ha pubblicato una classifica dei migliori brainrot italiani, ottenendo milioni di visualizzazioni. In altre parole, quello che sembrava solo un meme è diventato un linguaggio culturale globale.
Ma quindi… siamo davvero fritti?
I brainrot sono solo un sintomo dell’era digitale che stiamo vivendo? Oppure rappresentano il punto più estremo del bisogno costante di stimoli e assurdità? È solo intrattenimento leggero, o siamo davanti a una lenta mutazione dell’informazione e del contenuto?
La domanda è aperta: i brainrot ci fanno ridere perché sono assurdi, o perché rispecchiano il caos a cui siamo ormai assuefatti?